
"ANIMA MIA "
(Edizioni Mobydick)
Faenza 2011
Clicca l'immagine
per ingrandirla |
"(...) Desideravo scappare lontano sopra un cavallo bianco / chiamato Ariel come quello di Sylvia Plath ”
E’ come un'avvincente cavalcata questa raccolta di Giovanna Capucci. che con un elegante volteggio, nel tempo dell'op-là di una capriola. riesce a mostrarci l'ennesima sua trasformazione letteraria mentre tesse di nuovo le trame degli argomenti a lei più cari. Con ironia, con irruenza e orgoglio femminile.
Con la capacità di sorridere, per poi mostrare la ferita aperta del dolore evitando qualsiasi ricerca del pietismo gratuito e superficiale. E però sia chiaro: la richiesta di compassione c'è tutta, e l'etimologia del termine può svelare in pieno quel che qui s'intende.
Giovanna Capucci ci guida nel suo mondo con mano gentile e fermissima, chiedendo al lettore più attento di condividere un percorso che. negli anni, ha saputo farsi sempre più universale.
|
|

"IL BADANTE"
(Società Editrice
"Il Ponte Vecchio)
Faenza 2011
Clicca l'immagine
per ingrandirla |
In questi brevi racconti sono uscita dal cliché della mia prosa abituale. Ma, come sempre mi accade, sia quando scrivo un romanzo o della poesia, devo fidarmi dell'istinto e lasciare spazio all'ispirazione creativa.
L'editore ha voluto `coprirsi' con la solita formuletta un po' ipocrita, però i protagonisti di questi racconti hanno tutti un'identità precisa: sono gli uomini e le donne della porta accanto.
I loro limiti, le loro miserie, i tic esistenziali, appartengono al mondo variegato degli umani, prima di tutto al mio.
Mi auguro che, leggendo il libro, chi si riconoscerà in uno dei protagonisti, sappia sorriderne senza togliermi il saluto. (G.C.)
I trentaquattro racconti brevi di Il badante sorprenderanno per non poche ragioni il lettore.
In uno stile nitido del tutto privo di cedimenti alle compunte eleganze del bello stile, ma asciutto e diretto e rigorosamente funzionale al mondo che intende rappresentare la narratrice ci propone gli orizzonti apparentemente usuali dei nostri giorni, ma qui rappresentati nella loro vacuità. I protagonisti sono quasi sempre mossi da sentimenti meschini, in una assenza di valori che si traduce nel vuoto delle attese e delle speranze: non la farsa, che sollecita al riso ed è mossa da una concezione ilare della vita, bensì la commedia amarissima di uomini e donne senza qualità, nei quali persino l'amore diviene squallore; non l'ironia, che muove da una pacificata visione del mondo, bensì la satira, che vibra, senza parere, in ciascuno dei quadretti che la scrittrice ci propone nella sua impavida volontà di rappresentare una umanità squallida e degradata.
Insomma, una sapida e insieme amarissima commedia dei nostri giorni, raccontata con la calma intelligenza di chi se ne distacca e può perciò rappresentarla con occhio nitido, senza moralismi, lasciando che siano i fatti e i personaggi ad esprimere oggettivamente un giudizio.
Proprio per questa qualità, il libro prende il lettore e lo conquista, quasi come in un viaggio di conoscenze e di scoperte dentro l'universo dell'animo umano [re].
Società Editrice «II Ponte Vecchio» |
|